Ciò che dobbiamo imparare a fare, lo impariamo facendolo
(Aristotele)

La morte di Marat

La morte di Marat
Jacques-Louis David
(1793, olio su tela, 165x128 cm. Bruxelles)

Questo quadro fu eseguito da Jacques-Louis David nel 1793, per commemorare la morte di Jean-Paul Marat, uno dei promotori della Rivoluzione Francese. L'artista fu un esponente di primissimo piano del movimento neoclassico, che prevalse nell'arte europea a cavallo fra il XVIII e il XIX secolo. La ripresa dei modelli antichi, favorita dalle grandi scoperte archeologiche del periodo, trovava una corrispondenza ideologica nel recupero degli alti valori morali e politici delle civiltà greca e romana.
Jean-Paul Marat, appartenente ai “giacobini” e uno degli eroi della Rivoluzione Francese, venne ucciso nell'estate del 1793 da Charlotte Corday, una giovane rivoluzionaria di diversi orientamenti politici, “girondine”.
David non ha rappresentato la scena culminante del ferimento mortale, bensì la figura di Marat morente, pugnalato al petto. Il delitto è evocato dal coltello, raffigurato sul pavimento. L'uomo, che soffriva di dolori reumatici, si trovava, al momento dell'assassinio, dentro una tinozza per un bagno medicamentoso. La vittima stringe ancora in mano la lettera di referenze che Marat stava scrivendo per Charlotte Corday, il cui nome si legge a chiare lettere sul foglio. La sobrietà e l’essenzialità dell’arredo quasi monastico (la cassetta, sulla quale è visibile come un epitaffio la dedica dell’artista, il ripiano di legno che funge da scrivania, il lenzuolo rattoppato)  stanno a dimostrare la virtuosa povertà di Marat, repubblicano incorruttibile, ucciso a tradimento. Il calamaio e la penna d’oca sulla cassetta, la penna stretta nella mano destra e il coltello lascato a terra sono come strumenti della passione.
David costruisce l’immagine del defunto come se si trattasse di una Deposizione di Cristo o di una Pietà: la ferita aperta sul costato gronda ancora sangue, la testa è riversa, il braccio è abbandonato lungo la sponda della vasca, il lenzuolo macchiato di sangue è quasi un sudario.
Il parallelo con la morte di Cristo è un modo per elevare Marat al di sopra degli altri uomini, per esaltarne maggiormente le virtù e presentarlo come esempio da imitare.
Il dipinto presuppone un punto di vista ravvicinato, in modo da dare massimo risalto al corpo martoriato di Marat. La distanza fra lo spettatore e il protagonista del dipinto è data dallo spessore dello scrittoio. La composizione si sviluppa lungo un asse orizzontale, dato dalla lunghezza della vasca da bagno, e lungo la direttrice verticale del braccio che sporge dalla tinozza. La profondità spaziale è ottenuta attraverso la torsione del busto dell'uomo, ritratto di scorcio. Tutta la parte superiore del quadro è vuota e buia per orientare l'attenzione sulla figura di Marat e indurre a meditare sul dramma appena consumato.
                                                                                                       
                                                                                       Prof . Vincenzo Esposito

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